Torno subito alla lingua italiana per segnalare un oggetto del mio desiderio. Si tratta di un libro che vorrei uscire e comprare all’istante, ma la distanza geografica da una buona libreria e dalle edizioni in lingua italiana me lo impediscono.
E’ uscito per la Voland Breviario per nomadiun piccolo vademecum di Vanni Beltrami che contiene citazioni e massime di autori che hanno scritto di viaggi, dai più celebrati eroi della letteratura fino ai proverbi della saggezza popolare.
Viaggiando di barca in barca, di paese in paese, e portando con me un numero limitato di “proprietà”, tutte raccolte in due borsoni, sono molto sensibile al tema del nomadismo e del viaggio. In particolare il giusto “peso” del bagaglio è l’esemplificazione di un compromesso da trovare tra identità personale e libertà di movimento. A mio giudizio viaggio ancora troppo “pesante” ma è difficile sapere cosa portarsi dietro e cosa no, il giusto equilibrio tra bisogni e necessità. Scopro sempre di più che ciò di cui abbiamo bisogno non corrisponde totalmente a ciò che è necessario, che i bisogni cioè tendono ad aggiungere peso in questo mondo.
Spero presto di poter mettere le mani sul volume di Beltrami, e rinfrescarmi le idee con qualche arguta osservazione sul viaggio e sulla vita nomade.
Le prime 135 miglia sono state dure come mi aspettavo: dopo quattro mesi di terra ho un pò sofferto i continui movimenti della barca sul mare, ho mangiato pochissimo e quel poco l’ho vomitato. Mi sono reso conto ancora una volta che stare in mare non è uno scherzo, chiedendomi se davvero ho voglia di fare questa vita così dura, che necessita attenzione costante, disciplina e responsabilità, ma soprattutto capacità di prendere decisioni in breve tempo. Non si tratta di un lavoro tranquillo. D’altra parte devo registrare che quando stringo il timone, le vele sono ben regolate e la barca solca le onde sento un’eccitazione quasi erotica che mi percorre.
DAY 2: Pantelleria
A Pantelleria mi sono ritrovato nuovamente di fronte all’Italia, sensazione ambivalente di amore e odio. Qui due mebri dell’equipaggio hanno abbandonato la barca. Simon e Diego si sono sentiti molto male nel corso della prima tappa e sotto suggerimento/ordine dello skipper hanno deciso di tornare a casa via terra. Questo evento ha rimesso in moto i dubbi sorti in navigazione e una certa nostalgia per casa, famiglia e amici. Ho poi visto quanto sarà duro colmare il mio gap di conoscenze richieste dagli standard RYA, ma questo ha anche cancellato la spocchia di credere di sapere, che non mi servirà a nulla nel corso del mio training.
DAY 3: Pantelleria – Zembretta, 62nm
Nel corso della navigazione per Cagliari ci siamo visti costretti a riparare all’isola di Zembretta, praticamente uno scoglio nel Golfo di Tunisi per sfuggire a una bufera in arrivo. Durante la notte il forte vento da sud rischiava di spingerci contro gli scogli e abbiamo dovuto spostarci all’isola di Zembra, lì accanto.
DAY 4: Zembra – Cagliari, 160nm
David, skipper e proprietario di Seawolf si è svegliato preda di una forte dissenteria. Io, Barry e Bruce ci siamo quindi trovati al comando e alla conduzione della barca per queste 160 miglia. Per fortuna il vento e le buone condizioni del mare ci hanno agevolato e abbiamo raggiunto Cagliari in 23h. I delfini mi hanno tenuto compagnia durante la notte. Era la prima volta che li incontravo nel corso di una navigazione notturna ed è stata una compagnia piacevole: ci hanno seguito saltando qua e là per più di mezzora.
DAY 5: Cagliari
Un giorno di stop per rifornimento, riposo e per permettere a David di recuperare. Da segnalare la cena a base di pesce, nella trattoria tipica Lillicu, ottima e affollatissima nel centro storico di Cagliari. Il nostro skipper si è svegliato pieno di energia il giorno seguente e, consultate le previsioni dei giorni successivi, ha ordinato una partenza immediata per evitare di rimanere bloccati in Sardegna a causa dei forti venti contrari e del maltempo in arrivo.
DAY 6: Cagliari-Menorca, 250nm
Con David completamente ripreso abbiamo affrontato la tappa più lunga del viaggio, percorrendo le 250 miglia che separano Minorca da Cagliari in 36h. Il primo tratto è stato tranquillissimo: su un mare assolutamente piatto (le stelle si specchiavano sulla superficie!), la propulsione del motore spingeva Seawolf e l’autopilota manteneva la rotta. Domenica sono arrivati i temporali e il vento contrario a risvegliarci dal torpore e a metterci in agitazione. L’ultimo tratto ero al timone , con 20 / 25 nodi di vento a favore che spingeva la barca a 8 nodi su un’onda lunga che ci colpiva sulle mura di dritta fino all’entrata del canale di Mahòn. Ho un pò sofferto il comportamento capriccioso sull’onda della Pronavia 38, barca rapidissima e aggressiva in regata ma che in quel frangente sembrava una saponetta impazzita. Ho rimpianto la solidità del Bicho sull’onda, ma devo ammettere con soddisfazione che me la sono cavata bene. A Minorca attenderemo condizioni meteo favorevoli per riprendere la navigazione in direzione di Gibilterra.
E’ un anno che sono in viaggio e ancora non so quando fermarmi. La possibilità che mi sta dando l’isola (Los Roques) è anche quella di viaggiare per altre isole, in barca e in aereo.
Ho finito un certo tipo di lavoro e sto ora cercando di farne partire un altro. Si tratta sempre di professioni dal reddito incerto, progetti temporanei che mi fanno viaggiare per ora nei Caraibi, domani chissà.
Non credo che la motivazione che mi spinge a questo continuo cambiamento sia intrinseca al tipo di lavoro, o ad una carriera che spero di intraprendere. Potrebbe essere che inizio ad amare questo stile di vita, altrimenti non sopporterei con tanta leggerezza le scomodità di alloggio, nutrizionali, contrattempi e imprevisti. C’è un ritmo quasi inebriante nel seguire gli ondeggiamenti del caso.
Mi trovo in una condizione di distanza geografica ed esistenziale, di identità incerta. Intanto il tempo passa… e mi chiedo se perseverare con questo nomadismo, di occasione in occasione, di progetto in progetto abbia un senso.
Nomadi difficilmente si nasce, perlomeno nel senso moderno di nomadi digitali, o qualsiasi altra etichetta tenti di definire chi ha il privilegio di poter muoversi per il pianeta più o meno a piacimento.
Sto imparando a mie spese cosa serve per stare mesi e anni lontani da una casa… Ovviamente cosa serve a me.
Denaro: nè tanti nè pochi ma viaggiare costa e soprattutto i contrattempi costano. Viaggiare in paesi dove il costo della vita è molto basso aiuta, ma bisogna comunque stare attenti alle uscite. Ci si può improvvisare lavoratori, difficilmente in regola, e ancora più raramente in maniera stabile da garantire un certo risparmio, però si possono recuperare i soldi necessari alla prossima tappa e coprire le spese.
Macchinetta taglia barba e capelli: sistema il tuo look quando e dove vuoi tu. E’ un utile strumento che comunque non ti impedisce di andare dal parrucchiere. Da accoppiare a due specchi nel caso si operi da soli.
Smartphone. Più piccolo e comodo di un portatile gli smartphone intercettano le reti wireless e funzionano con reti GSM. Indispensabile per gli internauti.
Kit da cucito. Non sono un sarto, ma una riparazione di emergenza può aiutare. Sono piccoli e costano poco. E un ago, un bottone o le spille da balia servono per tanti utilizzi differenti.
Media Storage: in poco spazio la tua musica, i tuoi film e tutti i dati che ti servono. Si può uploadare e fare spazio dai computer degli amici che si incontrano. Con 1 Terabyte di dati devi menartela parecchio per dire che non ti bastano. Molto utili i piccoli speaker a batteria per ascoltare la tua musica in qualsiasi alloggio, anche il più temporaneo.
Quaderno di viaggio e agenda. Il primo lo uso come diario e per buttare giù appunti e idee. Il secondo per numeri telefonici, info. Funziona senza corrente.
Macchina fotografica. Serve sempre quando non ce l’hai a portata di mano. Per questo non riesco a passare alle costose e ingombranti Reflex digitali. Se impermeabile meglio, non sai mai cosa può succedere al tuo bagaglio.
Attrezzi. un multitool come i coltellini svizzeri o le pinze Leatherman aiutano. Recentemente mi sono dotato di saldatore a gas (piccolo come una penna e funziona col gas degli accendini) e di adattatori per la corrente.
Libri. Ahimè la nota dolente. Pesano e ingombrano e durano poco… Per questo ho lasciato a casa il Don chisciotte e L’uomo senza qualità, anche se avrei avuto voglia di leggerli. Meglio comprare edizioni economiche e scambiarli o abbandonarli per far posto a nuovi. Ancora non sono passato agli ebook… ma sembra un passo inevitabile. Vi farò sapere.
Vestiti. Anche questi si abbandonano o regalano per far posto a nuovi. Soprattutto se si cambiano climi differenti. Viaggiare intorno all’equatore permette un equipaggiamento “leggero”. Fondamentali mollette, fili per il bucato e una sacca robusta di tela per gli indumenti sudici… Potrebbe passare del tempo prima di incontrare la prossima lavanderia.
Portarsi dietro articoli particolarmente costosi è sconsigliato. Possono danneggiarsi, essere rubati, venire persi più facilmente che vivendo in una casa, e il dolore è doppio… Non mi viene in mente altro per il momento, se non elastici, sacchetti di plastica (anzichè buttarli..), accendini (non solo per i fumatori)… D’altronde sono nuovo del settore, qualche altro viaggetto mi aiuterà a imparare meglio come ci si muove per il mondo.