Nel lavoro che svolgevo fino a qualche tempo fa mi veniva spesso chiesto (a volte ero io stesso a desiderarlo) di trovare nuovi strumenti per favorire l’apprendimento delle persone all’interno delle aziende. E’ più di qualche decina d’anni che la psicologia e altre discipline si interrogano sui meccanismi di apprendimento. La società poi, spinta dall’idea di progresso è in cerca di metodologie, dispositivi, tecniche, magie in grado di rendere l’apprendimento, più veloce, più profondo, più economico.
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Nel corso dell’ultimo anno, quando cioè ho deciso di fare un’esperienza temporanea in Venezuela, mi sono trovato a fronteggiare davvero un mondo nuovo e ho dovuto apprendere modi per districarmi in quella nuova realtà. Dalla lingua spagnola al funzionamento di un motore diesel, dal kitesurfing alla programmazione degli acquisti di un charter, dai balli caraibici a slamare un pesce dai denti aguzzi, tutto era per me nuovo e mi sono visto costretto ad affrontare nuovi problemi e a sviluppare la capacità per ottenere dei risultati più o meno soddisfacenti (pessimi per quanto riguarda le danze caraibiche). Tutto questo percorso l’ho affrontato da autodidatta, senza cioè nessuno che mi abbia inserito in un percorso strutturato per accelerare o supportare i miei apprendimenti, cercando di carpire da chi mi stava intorno, osservando, leggendo, provando.
Tutto questo dilettantismo ha reso più lunghi e meno efficaci i vari tipi di apprendimenti che mi serviva sviluppare, ma ha anche demolito in me l’idea che per alcuni compiti non si è portati. E mi fa sorgere una domanda: è meglio assecondare le proprie qualità, i propri punti di forza o si possono imparare anche cose per cui “non si è portati”? Nel caso di un ragazzo che si trovi a decidere della propria educazione, mettiamo caso la scelta della scuola superiore o dell’università, questa domanda non è per nulla banale.
Tra meno di una settimana comincerò un percorso strutturato per conseguire un titolo professionale di capitano di yacht a vela fino a 200 tonnellate. Dopo l’esperienza sul Bicho a Los Roques ho capito che la barca e il mare sono ambienti che mi fanno sentire bene e di cui sento la mancanza. Non mi sono mai ritenuto particolarmente portato per questo tipo di vita, perchè le capacità manuali (manutenzione e riparazione in primis) sono un must della professione e io mi trovo ancora allo stadio zero. Però ho deciso che per quanto difficile potrà essere voglio provarci.
Mi troverò di fronte a un percorso impegnativo, fatto di prove di abilità e conoscenze teoriche da dimostrare nel corso di un esame per ottenere il brevetto. Ho deciso questa volta di affidarmi a delle scuole e per questo a breve lascerò l’Italia alla volta di Gibilterra, questa volta per andare a imparare un mestiere nuovo.
Scriverò un diario, cartaceo e speriamo anche digitale, in cui cercherò di tenere le fila di quasi due mesi di scuola. Ironicamente è uno di quegli strumenti che proponevo a volte nelle aule per tenere traccia del percorso e per incoraggiare la riflessione sulle esperienze. E’ uno strumento che in definitiva già uso, sempre in maniera spontanea e poco strutturata come questo blog, ma ora è legato ad un obiettivo specifico.
Anche questa è una delle possibilità che mi da l’isola.